27 maggio 2012

Il benaltrismo

Posto di fronte all'insieme di problemi esistenti al mondo, ognuno reagisce in un modo che dipende:
  • dalle informazioni che ha a disposizione
  • dai propri valori
  • dal proprio vissuto
  • dalle proprie opinioni
Così la persona attribuisce una certa importanza a ognuno dei vari problemi, creando più o meno consciamente una gerarchia dal più al meno importante, e anche dal più al meno urgente.

Il benaltrismo consiste nel far notare all'interlocutore che sta inutilmente dando a qualcosa l'importanza che dovrebbe essere data a qualcos'altro.

Esistono casi in cui ciò ha senso, e cioè tipicamente quando si contesta a un interlocutore l'irrazionale proposta di combattere un fenomeno negativo affrontandone le cause minori, mentre sarebbe più efficace dedicare le stesse risorse all'eliminazione di altre cause più influenti, specificando quali sono.
Il benaltrismo ha quindi senso quando l'argomentazione riguarda quale sia il metodo più efficace per raggiungere un obiettivo comune.

E' invece decisamente inappropriato il benaltrismo di chi ammonisce l'interlocutore di occuparsi di un problema poco importante rispetto ad altri, considerato che:
  • Ha senso in certi casi dare la priorità a un problema non per la sua maggiore importanza, ma per la sua maggiore urgenza
  • Il fatto che un problema abbia più importanza rispetto a un altro è una questione di sensibilità e di valori; non esiste un metodo obiettivo per dire chi abbia ragione e chi abbia torto se due persone la pensano diversamente su questo, e chi pretende di avere ragione sull'altro è presuntuoso e irrispettoso
  • Anche quando è pacifico che un problema sia più importante di altri, questo non significa che al primo debba essere dedicato il 100% delle risorse e lo 0% a tutti gli altri.
  • Se vediamo una persona intenta ad occuparsi di un presunto problema "secondario" non è detto che in altri momenti della sua vita non si stia occupando di presunti problemi più importanti.
Proseguo riferendomi gli ultimi due punti.

Se una persona crea una campagna di sensibilizzazione e/o raccolta fondi per combattere un problema relativo al maltrattamento degli animali, spesso c'è chi commenta come se questa persona avesse dichiarato "il problema maltrattamento degli animali è più importante dello sterminio di esseri umani che avviene in molte zone del mondo". Si tratta di commenti del tutto stupidi e ipocriti, perché:
  • Il fatto una persona dedichi del tempo agli animali non significa che non dedichi pari o maggior tempo anche allo sterminio di esseri umani,
  • Non è giusto negare l'opportunità di occuparsi di un problema per il solo fatto che non è il problema più grande esistente. Infatti, ad esempio, se si sostiene che il maggiore dei mali dell'uomo è il cancro, non si dovrebbe impiegare un solo euro per pagare nessun dipendente statale finché non si è trovato il rimedio che curi ogni tipo di cancro, paralizzando l'intero sistema ("la scuola, l'università, i beni culturali, le forze dell'ordine, tutte cose importanti; i senza tetto sarebbero da aiutare, ma vuoi mettere la sofferenza di un malato terminale di tumore? Ogni euro usato per altre cose è sottratto a queste persone che aspettano una cura e che stanno ben peggio di un senza tetto...").
  • Le ragioni che ho spiegato nei due punti precedenti sono intuitive e ci si può arrivare dopo pochi secondi di riflessione, quindi "sono ben altri i problemi" è probabilmente il tipo di argomentazione portata da chi non ha voglia di riflettere per un solo secondo, preso com'è a camuffare la propria pigrizia e la propria voglia di non occuparsi né di quel problema, né di quell'altro.
A voler pensare in maniera sana, invece, un iniziale ragionamento potrebbe essere questo: la cosa più giusta è dedicare le risorse disponibili in proporzione all'importanza dei vari problemi.

Con riferimento a una singola persona, questo può ad esempio significare, considerando il tenpo che decido di dedicare all'impegno sociale, dedicarne il 50% al problema che considero il più importante, il 30% a quello che considero il secondo più importante, il 15% a quello che considero il terzo e il 5% a quello che considero il quarto.

Ma posso magari rendermi conto che gli ultimi due, se è vero che non meriterebbero il 100% dell'attenzione, neanche è giusto che vengano trascurati come di fatto succede; posso rendermi conto che di solito la gente si dedica solo ed esclusivamente ai primi due, e questo può giustificare che il 75% del mio tempo riservato all'impegno sociale io lo dedichi al terzo problema e il 25% al quarto, e lascio che altre persone si occupino dei primi due.

Tutta questa ovviamente è filosofia, utile non a spiegare il miglior modo di decidere quante delle proprie risorse dedicare a quella o a quell'altra causa, ma semplicemente a spiegare quanto il benaltrismo sui valori importanti o non importanti sia del tutto fuori luogo.

Meno filosoficamente e più concretamente: così come è giusto che una persona si senta libera legalmente e moralmente di compiere o no un percorso di studi o aprire o no una certa attività commerciale indipendentemente della domanda di un certo prodotto o servizio sul mercato, è bene che ognuno, quanto a impegno sociale, possibilmente avendo una panoramica più ampia possibile delle problematiche esistenti e di ognuna di esse l'entità e l'urgenza, si senta libero di dedicarsi a quella o a quelle che più l'appassionano nella misura che vuole, considerato fra l'altro che agire secondo la propria sensibilità è condizione fondamentale per far fruttare il proprio impegno al meglio.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi è piaciuto molto, l'ho trovato assai condivisibile.
Grazie

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