17 aprile 2013

Violenza sulle donne: reagire non è facile, ma doveroso

"Purtroppo ci sono tantissime donne che subiscono violenze e non lo dichiarano per paura di subirne altre", ho letto pochi minuti fa in un commento su Facebook.

La paura è la causa di tutti i mali.

E anche la causa del fatto che essi non vengano risolti.

Una violenza contro una persona non offende solo quella persona, ma l'intera umanità. Lasciare impunita una violenza è perciò irresponsabile, perché invia un messaggio al violento: "Accetto il tuo comportamento; funziona bene".

Dopo la PRIMA, ANCHE PICCOLA violenza, una persona (donna, commerciante a cui è richiesto il pizzo, bimbo vittima di bullismo, dipendenti vittime di stalking) deve assolutamente reagire, e cioè MANIFESTARE in qualche modo (e non specifico quale, perché dipende dai casi) che non la accetta.

Problema per certi versi ancor più grosso degli abusi è la loro accettazione. Il secondo abuso viene fatto con tranquillità e in maniera spesso più grave del primo perché sul primo si è "sorvolato". Per il bene di chi? Dei figli, ad esempio, è una risposta. Ma non è così. La seconda sigaretta della tua vita e tutte le altre le hai fumate perché non hai tossito abbastanza durante la prima.

Non sto dicendo che è facile reagire. Ma fatto sta che l'alternativa è "viziare" il violento, "assuefarlo" alla violenza che diventerà sempre maggiore, potenzialmente fino all'omicidio. E (gossip) dopo l'omicidio il suo pentimento non sarà per il fatto che in fondo un po' di bene glielo voleva. Il pentimento sarà perché una volta uccisa, una donna, non la si può più "possedere".

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