08 ottobre 2013

Fanatismo di regole sociali: forza uguale e contraria?

Stanotte Repubblica ha inviato su Facebook la sequenza di foto che una ragazza si è scattta allo specchio e che mostrano la progressione della sua pancia durante la sua gravidanza, fino alla foto finale col bimbo in braccio.

Fra i vari commenti ce ne sono stati alcuni negativi, che si possono riassumere così: "La gravidanza è una cosa bellissima, ma è un'esperienza intima; questo è esibizionismo e quindi non va bene".

C'è un sacco di gente che per criticarti aspramente o per offenderti ti danno di esibizionista. Dando per scontato che l'esibizionismo sia una brutta cosa. Senza spiegare perché, e secondo me senza neanche saperlo. Credo che queste persone vivano inconsciamente un conflitto fra due tendenze:

- il naturale desiderio di esprimersi liberamente
- il retaggio culturale ed educativo secondo cui esprimersi troppo liberamente è sbagliato

E qui inizia uno dei miei excursus su "seguire la propria natura VS educazione".

Dalla nascita fino a una certa età al bambino viene riconosciuto il diritto di esprimersi esattamente come vuole e secondo la sua natura; a un certo punto gli viene spiegato che è ora di cambiare: viene premiato con l'affetto, riconoscimenti e premi a patto che si comporti bene, dove comportarsi bene significa rinunciare alle proprie tendenze, obbedire e agli adulti.

Inizialmente il bambino può pensare "Vorrei comportarmi come piace a me, ma non posso perché gli adulti mi impongono delle sciocche regole da seguire". Ma sostenere questo pensiero per anni sarebbe troppo doloroso e faticoso. Per non soffrire questo conflitto al bambino nono rimane che negarne l'esistenza. "Se non puoi sconfiggerli, unisciti a loro". Il bambino non può "sconfiggere" gli adulti: sono loro che controllano la sua vita. Allora si "unisce a loro" bluffando con sé stesso, autoconvincendosi che hanno ragione e che in effetti la pensa come loro.

Questo andazzo non sussiste solamente nel periodo in cui la persona ha intorno al collo il guinzaglio del genitore o altri educatori. Continua anche dopo. Il tremendo team di educatori ha ottenuto un risultato grandioso: inizialmente obbligava a reprimere i suoi istinti il povero bambino... che, diventato ragazzo e poi adulto, "non ha più bisogno" di supervisione: è già diventato bravissimo ad auto-reprimersi da sé. Anche se apparentemente non ottiene premi in cambio, né ci sono punizioni come deterrente. Dico "apparentemente", perché nell'inconscio può sempre sussistere ad esempio il bisogno dell'approvazione del genitore (indipendentemente dal fatto che sia in vita o no).

Quindi può anche non finire mai il bisogno di un bambino, di un ragazzo, ma anche di un adulto o di un anziano di dimostrare ulteriormente a sé stesso che ha fatto sue quelle regole. Può continuare per tutta la vita a difenderle a spada tratta con varie argomentazioni ed ammonire chi non le osserva. E con più energia lo fa, più si dimostra bisognoso di opporre una forza uguale e contraria alla propria vera natura che potrebbe pericolosamente affacciarsi alla coscienza.

Sicuramente avrai notato che in molti casi più è grande un'emozione e la volontà della persona di nasconderla, più questa emozione è evidente a chi la osserva: la mancanza di autocontrollo dato dalla grande emozione e l'eccessivo impegno nel non farla notare danno come risultato un comportamento caricaturale che non convince.

Cosa analoga vale quando noti che una persona nel corso di una conversazione difende con particolare fervore una regola impostale dall'educazione: l'interlocutore è più che altro una "spalla", un'occasione per vendere le proprie tesi, più che agli altri, a sé stessa.  Delle sciocchezze, secondo la propria pericolosa voce interiore autentica. Pericoloso sarebbe infatti non solo seguire ciò che dice, ma anche solo ammettere che questa voce esiste. È quindi una voce da non ascoltare e anche da coprire con altro rumore: un devoto impegno militante in direzione opposta alle sue tesi.
Fra le varie cazzate che questa persona affermerà nel corso della conversazione, la più grossa è far passare ciò che sostiene non come risultato dell'apprendimento, ma come farina del proprio sacco: "sono fatto così". Un po' come il ragazzino represso che non vuole ammettere agli altri né a sé stesso di sottostare al bullo del quartiere: "non mi obbliga mica a lucidargli la bicicletta... sono io che mi ci diverto".

Conclusione: quando una persona è particolarmente accanita nel difendere una regola comportamentale non innata, ma appresa (e spesso non ammette che lo sia), puoi dedurre che molto probabilmente il suo vero scopo, più che convertire gli altri, è auto-confermare la sua solida convinzione... mentre in realtà non ha una solida convinzione, ma una tremante fifa: "se mi accorgo che nel profondo i miei valori sono diversi è un guaio".

Alcuni esempi:

- Se una donna si impegna con particolare fervore nell'evidenziare quanto sia doveroso e/o etico e/o opportuno conoscere bene un uomo prima di fare sesso con lui, probabilmente ha o ha avuto un represso desiderio di scopare liberamente senza tanti cerimoniali.

- Se senti usare la parola "esibizionista" come un'offesa, probabilmente il mittente (che dà per scontato e assume che gli altri diano per scontato che essere esibizionisti sia negativo e sbagliato) ha o ha avuto una gran voglia di esibirsi che ha dovuto reprimere.

Comunque... ho scritto questo articolo oggi pomeriggio (basandomi sulla mia intuizione), ma rileggendo... sinceramente non sono mica più tanto convinto di aver scritto tutto giusto. Però ormai lo pubblico. Magari qualcosa di giusto c'è. So stanco. Pubblico. Tu che ne pensi? Scrivilo nei commenti... Commenti utili però. Buona notte.

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