02 settembre 2016

Black Humor di cattivissimo gusto - Ecco come reagire

Un giornale satirico è uscito con qualche vignetta su una tragedia accaduta recentemente e che ha fatto molti morti e feriti, il terremoto del centro Italia del 24 agosto scorso, che ha destato una diffusa indignazione fra gli italiani.

A difesa dell'autore si sono schierati un autore del sito "Gli Stati Generali" con questo articolo, Giulio Cavalli con questo articolo e Sabrina Guzzanti con questo post su Facebook. Tutti e tre hanno spiegato, in sintesi,che
- l'autore della vignetta è a ben vedere solidale con le vittime del terremoto, perché prende in giro non loro, ma il sistema Italia; sarebbe dunque opportuno non indignarsi per una vignetta che spiega i motivi di una tragedia, ma indignarsi verso chi la tragedia l'ha causata (vedi corruzione e menefreghimo sulle norme antisismiche);
- non si deve confondere la comicità, il cui scopo è far ridere, con la satira, il cui scopo è far riflettere.

Su quest'ultimo punto non c'è univocità di pareri.
Consultando la definizione di Satira del Treccani (vocabolario online) si nota che nella satira è solitamente incluso l'aspetto comico, ma non se ne deduce che tale componente debba essere obbligatoria.

Secondo la definizione di Wikipedia la satira "attraverso la risata veicola delle piccole verità, semina dubbi, smaschera ipocrisie, attacca i pregiudizi e mette in discussione le convinzioni".

Secondo la sentenza n. 9246/2006 emessa dalla Prima sezione penale della Corte di Cassazione, che definisce la satira come manifestazione che nei tempi si è addossata il compito di "castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene".

Federico Maria Sardelli, mitico vignettista del Vernacoliere in questo post afferma invece che di fronte alla morte si dovrebbe tacere oppure esprimere qualcosa di profondo o intelligente, mentre quella vignetta era brutta e di intelligente non aveva nulla.

Parlando invece dell'aspeto etico, delle reazioni che ci sono state e di quelle che dovrebbero aver luogo in questi casi...

...Io della vignetta sono venuto a sapere leggendo un aggiornamento di stato di un mio FB-friend, che ha scritto:

Che palle 'sta gente che si "indigna" [...]
Non ti piace una vignetta? non ti fa ridere?
NON LA GUARDARE.
Ti offende? ti fa arrabbiare?
Non la guardare e pigliati una CAMOMILLA e porta avanti la tua vita. A me offendono tante cose, soprattutto l'imbecillità. Ma la sopporto. Non è che propongo la terminazione degli imbecilli.
 
Questo post mi trova d'accordo sul fatto che quando qualcosa ci indigna (non ho capito perché è stato messo fra virgolette, ma pazienza), non si dovrebbe scrivere su Facebook post imbufaliti o linkare articoli sul web dello stesso tipo. Ma per motivi diversi dal "che palle".

Proseguo ipotizzando che sia stato sbagliato pubblicare quella vignetta. Ipotizzando, sì, perché le versioni sono fondamentalmente due:

a) Se la maggior parte della gente parte sparata nel giudicare e arrabbiarsi per una vignetta senza soffermarsi a capire il suo vero significato, peggio per loro... del resto si sa che la maggior parte della gente è poco intelligente, e all'autore della vignetta non interessa essere stimato da persone poco intelligenti.
b) Se il messaggio che l'autore voleva dare è giusto, ma la maggior parte della gente non l'ha capito, significa che non l'ha scritto bene, perché un autore di vignette pubblicate su un giornale scrive per il pubblico e dal pubblico deve essere capito, quindi ha anche una responsabilità dal punto di vista comunicativo.
 
Proseguo, dicevo, prendendo per buona l'ipotesi b.
 
Cosa fare dunque quando vieni infastidito dalla pubblicazione di una vignetta che ti ha fatto indignare (o da una battuta di un comico che ritieni offensiva, o simili)?
Il motivo per il quale anch'io, come il suddetto FB-friend, suggerisco di non cedere alla tentazione di parlare di queste cose è lo stesso per il quale la regia di una partita di calcio che per qualche minuto ho guardato mesi fa non ha mandato in onda le immagini dell'invasione di campo da parte di un tifoso. Ha mandato in onda altre inquadrature. Il telecronista ha appena accennato la cosa e il suo collega ha detto velocemente tipo "è uno stupido che vuole visibilità, giustamente non viene inquadrato, non parliamone..." e subito ha ricominciato a discutere di come stava andando la partita in attesa che l'invasore venisse allontanato.

In particolare credo la collettività si dovrebbe abituare al fatto che, quando un autore crea una vignetta o altro prodotto editoriale di pessimo gusto, questo accade:

- I giornalisti non ne parlano
- Un politico intervistato sull'argomento da un giornalista gli dice "Non le rispondo e la invito a non pubblicare articoli su questo fatto, che non merita visibilità"
- Le persone che si sono sentite offese, stessa cosa
- La redazione del giornale punisce l'autore con una multa o col licenziamento a seconda della gravità
- Nessuno ne parla su social network, blog, forum

E per le persone offese da quell'infelice uscita, che fare?

Manifestare solidarietà scrivendo loro privatamente. Non pubblicamente.

Non preoccuparti di divulgare il grado di imbecillità di chi ha fatto black humor di cattivissimo gusto. Chi è in grado di capirlo lo capisce benissimo da sé.

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