09 settembre 2017

iN’s Mercato mente ai consumatori sulle uova di galline allevate in gabbia

iN's Mercato (gruppo Pam)
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iN's Mercato (gruppo Pam)
Vorrei tanto non dover parlare mai di maltrattamenti animali. E cioè vorrei non essitessero. Purtroppo invece ci sono, e ci sono per uno sporco e semplice motivo: c'è chi ne ricava un profitto.

Non mi riferisco solo a chi organizza combattimenti di cani. Quelli sono delinquenti che già la gente riconose come tali, e sono responsabili forse di qualche decina di morti di cani all'anno.

Mi riferisco soprattutto a chi sottopone sistematicamente, quotidianamente, migliaia di animali - esseri senzianti come noi - a sofferenze che iniziano il gorno della loro nascita e si concludono nel giorno della loro morte, senza un giorno di pace nell'intera vita.

Ne ho parlato in Eurospin non dichiara pubblicamente "Basta uova di galline in gabbia", articolo in cui ho spiegato i motivi per i quali tanti consumatori, me compreso, partecipa al boicottagio di Eurospin dopo le ripetute ma inascoltate richieste sulla cessazione della vendita di uova provenienti da galline allevate in gabbia.

Purtroppo Eurospin non è la sola a macchiarsi di una condotta così poco etica nei confronti degli animali. C'è anche iN's Mercato, appartenente al gruppo Pam, che ha dato motivo a Animal Equality di lanciare questa petizione, che ti invito a firmare.

iN's Mercato non sta seguendo l'esempio di altre aziende che recentemente hanno reso pubblico il loro impegno a non approvvigionarsi più di uova ottenute con metodi crudeli, come ad esempio Coop, Lidl, Esselunga, Carrefour ed Auchan. Altri esempi sono Pam Panorama, Pam Local e Pam Franchising, mentre iN's mercato è rimasta l'unica catena del gruppo Pam che continua ad appoggiare una pratica di cui i consumatori devono assolutamente prendere coscienza per poter scegliere se acquistare quelle uova oppure evitare di rendersi complici di una logica tanto oscena, che riduce la vita delle galline a una prigione costante, una prigione così piccola da non consentire neanche l'apertura delle ali.

iN's Mercato ha fatto un'altra cosa molto grave: ha mentito ai propri consumatori.

Ha dichiarato il falso in un comunicato sulla propria politica relativa alle uova da allevamento in gabbia.

Infatti dopo una campagna che Animal Equality, aveva lanciato nel giugno scorso, nella quale informava i consumatori sul rifiuto di iN's Mercato di cessare la vendita di uova provenienti da galline allevate in gabbia, il 22 giugno l'azienda ha pubblicato sul suo sito un "impegno nei confronti degli animali", in cui affermava

“Le uova presenti nei punti vendita In’s Mercato, provengono già per lo più da allevamenti a terra o biologici, in cui le galline razzolano e si muovono liberamente. Le uova vengono controllate durante tutta la filiera di produzione in modo da garantire al consumatore requisiti igienici e di sicurezza alimentare elevati. Alcune referenze che non rispondono a questo standard sono in fase di smaltimento e non saranno più riassortite” manifestando quindi chiaramente l’intenzione di non approvvigionarsi più di uova di galline allevate in gabbia una volta esaurite le scorte"

Nel comunicato non si leggeva alcuna data precisa entro la quale la cessazione di quel tipo di uova sarebbe avvenuta.

Oggi possiamo dire che i forti sospetti sull'inattendibilità di quel comunicato sono confermati, a meno di non voler pensare alla vendita di uova non conforme al Regolamento (CE) N. 853/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004.

Quest'ultimo infatti stabilisce che

"Le uova devono essere consegnate al consumatore entro un termine di ventun giorni dalla data di deposizione".

Sono passati più di due mesi dal comunicato suddetto di iN's Mercato. Ma l'azienda continua a vendere uova provenienti da galline allevate in gabbia. Quindi, delle due l'una: menzogna o illegalità.

L'inaffidabilità che l'azienda ha dimostrato ha provocato l'indignazione di migliaia di persone che hanno contattato l'azienda per chiedere spiegazioni e per chiedere una condotta trasparente ed etica. Ma non è servito a nulla. iN's Mercato continua a vendere galline provenienti da animali maltrattati, e mantenendo sul proprio sito un comunicato in cui dichiara il falso.

A te la scelta se acquistare da un'azienda che mente ai propri consumatori oltre a farsi complici di un maltrattamento di animali che potrebbe essere evitato.

Aggiornamento: su suggerimento di Carolina Bertolaso, di Animal Equality, ho spedito una lettera a Arturo Bastianello, amministratore delegato del gruppo Pam. Ecco cosa gli ho scritto:

Bastianello, ho cercato di contattare lei ed altri suoi colleghi della direzione di Gruppo Pam ed in particolar modo di iN's Mercato, ma è chiaro che non avete intenzione di comunicare con i vostri clienti, per cui ho deciso di scriverle una lettera. Le ricordo ancora una volta che mentire ai consumatori in modo palese è gravissimo.
Il 22 giugno 2017 iN's Mercato ha pubblicato un annuncio sul proprio sito intitolato "L'impegno di iN's Mercato nei confronti degli animali: eliminare le uova provenienti da allevamenti di galline in gabbia" in cui si leggeva
"le uova presenti nei punti vendita In's Mercato, provengono già per lo più da allevamenti a terra o biologici, in cui le galline razzolano e si muovono liberamente. Le uova vengono controllate durante tutta la filiera di produzione in modo da garantire al consumatore requisiti igienici e di sicurezza alimentare elevati. Alcune referenze che non rispondono a questo standard sono in fase di smaltimento e non saranno più riassortite."
Secondo il regolamento (CE) N. 853/2004 del Parlamento europeo e del consiglio del 29 aprile 2004, che stabilisce norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale, "Le uova devono essere consegnate al consumatore entro un termine di ventun giorni dalla data di deposizione".
Se iN's Mercato avesse detto la verità, le uova di galline allevate in gabbia non sarebbero state più disponibili a partire dal 13 di luglio. Non solo questo non è accaduto e sugli scaffali di iN's Mercato continuano ad essere disponibili uova provenienti da allevamenti in gabbia... ma addirittura iN's Mercato continua a rifiutarsi di pubblicare una data per la cessazione della vendita di queste uova.
Potreste benissimo stabilire per esempio che entro il 2018 iN's Mercato non venderà più uova di galline in gabbia.
Esselunga, Auchan, Lidl, Coop, Carrefour e Pam Panorama hanno comunicato una data, e potete farlo anche voi. Il fatto che non lo facciate può significare una cosa sola: state semplicemente mentendo senza pudore.
DOVETE PUBBLICARE UNA DATA.

Mi darà retta?
Speriamo.

Tu intanto, se non l'hai già fatto, firma la petizione e diffondila.




Aggiornamento 18.9.2017:

Come da suggerimento letto nella newsletter di Animal Equality, ho telefonato all'ufficio centrale di Gruppo Pam (041 549 5111).
Ho chiesto informazioni sulla storia delle uova. Mi è stato risposto che per questo devo chiamare il centralino (041 - 86.90.111), e così ho fatto. La conversazione è andata più o meno così:

- Pronto?
- Salve, vorrei informazioni riguardo alle uova bla bla bla
- Per questo deve inviare un'email all'indirizzo info@insmercato.it.
- Ok, grazie, arrivederci.

Giorni dopo, dato che in realtà come altre persone avevo già contattato iN's Mercato via email, ho chiamato di nuovo. La conversazione è andata più o meno così:

- Pronto?
- Salve, vorrei informazioni riguardo alle uova bla bla bla
- Per questo deve inviare un'email al seguente indirizzo: ...
- Forse lo so già: è info@insmercato.it, giusto?
- Sì, esatto.
- Scusi, ma di solito entro quanto tempo rispondono?
- Non glielo so dire
- Glielo chiedo, perché ho già inviato un'email, e so che l'hanno fatto molte altre persone, ma senza risposta, dopo molti giorni.
- Probabilmente è dovuto al fatto che tante persone hanno scritto per chiedere la stessa cosa, e ci vuole tempo per rispondere
- In realtà se tante persone hanno chiesto la stessa cosa basterebbe scrivere la risposta sul sito Internet aziendale e dire a tutti velocemente "La risposta è questa qua".

- Non posso darle risposte in merito; io posso solo invitarla a inviare una nuova email, o ad appuntarmi e riferire quello che mi dice.
- Allora non mi rimane altro che chiederle di appuntare e riferire che queste non-risposte fanno fareall'azienda la figura di chi ha torto e sa di avere torto.
- Bene, riferirò
- Grazie, arrivederci
- Grazie a lei, arrivederci

Aggiornamento 19.9.2017:

Ho conversato via email con Flavia Cruciani di Animal Equality. Le ho confidato il mio timore per il fatto che un rappresentante di iN's Mercato potesse contrattaccare con un messaggio del tipo:

"Per l'ennesima volta gli animalisti mostrano la loro puntuale incoerenza, dimostrandosi né più né meno che dei buffoni esaltati con un sacco di tempo libero, e che vanno sbraitando delle tesi che si
demoliscono un un nanosecondo.
Ma come vi lavora il cervello? Cercate di convincerci a imitare altre catene di supermercati tessendo le loro lodi per il fatto che secondo voi non venderebbero uova di galline allevate in gabbia, mentre ovviamente le vendono eccome, all'interno di tantissimi biscotti e altri prodotti (e qui sì che quelle uova, vengono vendute a migliaia ogni giorno in ogni negozio, altro che decine o centinaia).
Non rompete le scatole a noi di iN's Mercato. Il nostro comportamento non è peggiore di quello degli altri. Gli altri dichiarano di aver cessato la vendita di uova e invece continuano a venderle tutti i
giorni, e se la ridono alla faccia vostra per avervi dato il contentino simbolico.
Meno male che voi siete quelli che fanno vedere al mondo quello che nessuno vede. Basta nascondere le uova all'interno di biscotti e il gioco di prestigio è fatto, e siete già contenti.
Questa vostra campagna animalista, più che far passare noi per cattivi, fa passare voi per persone che non vedono più lontano di un palmo dal loro naso, quindi persone da ignorare, cosa che non a caso abbiamo fatto fin ora e che continueremo a fare".


Flavia mi ha risposto in modo abbastanza esauriente. Cito dalle sue due email che mi ha inviato:

Il panorama del settore alimentare è vasto e variegato, per questo noi come dipartimento di sensibilizzazione aziendale dobbiamo avere un approccio multiplo, per avere il maggior impatto possibile.  
Quando parliamo di "utilizzare" uova da allevamento in gabbia, ci riferiamo ai produttori come Rana e Galbusera, che si sono impegnati a cambiare la tipologia di uova utilizzati nei loro prodotti. Quando invece parliamo di "vendita" delle uova, ci riferiamo ai supermercati e in questo caso la cessazione si riferisce alla vendita di uova fresche in guscio. Questo perché non è possibile, al momento, chiedere di più ai supermercati. Per eliminare l'utilizzo di uova da allevamento in gabbia all'interno di prodotti come i biscotti, a cui tu fai riferimento, ci rivolgiamo direttamente ai marchi di produzione (e quindi come dicevo ad aziende come Galbusera, Ferrero e tante altre). In questo modo possiamo ottenere entrambi i risultati, ma rivolgendoci a chi ne ha la responsabilità: i supermercati per quanto riguarda le uova in guscio e i produttori per quanto riguarda le uova utilizzate.


Capisco perfettamente la tua preoccupazione, ma fortunatamente un comunicato del genere non risulterebbe affatto vincente, per due motivi principali:

1) Le catene di supermercati che si sono impegnate a non vendere più uova da allevamento in gabbia stanno facendo molto più di quello che fanno iN's mercato o Eurospin per migliorare le condizioni di vita delle galline ovaiole, che invece non stanno facendo nulla in merito. È esattamente come se una persona che segue una dieta onnivora se la prendesse con un vegetariano perché continua a mangiare alimenti di origine animale: certo può farlo, ma che credibilità avrebbe? Non si potrebbe semplicemente ribattere che quel vegetariano sta facendo già molto per gli animali eliminando la carne e di certo più dell'onnivoro? Ti faccio questo esempio perché succede spesso, e una replica logica e coerente c'è eccome! Le critiche non ci spaventano assolutamente, soprattutto quando non hanno una base solida su cui poggiare.

2) Forse non lo sai, ma la vendita di uova in guscio dei supermercati rappresenta uno dei settori di maggiore acquisti e vendita di questo prodotto nel mercato. Ti faccio un esempio: un supermercato come Esselunga o Carrefour Italia in un anno commercializza dai 150 ai 250 MILIONI di uova in guscio (solo quelle vendute come uova, non parliamo di quelle contenute nei prodotti pronti), dunque la loro politica di abbandono degli allevamenti in gabbia per quanto riguarda la vendita ha avuto un impatto su centinaia di migliaia di galline (parliamo di una cifra che, combinando solamente l'impatto di queste due insegne, raggiunge e supera il milione di galline, ovvero oltre il 3% del totale allevato in Italia). Non ti sembra molto più di un "contentino simbolico" già di per sé? E soprattutto, se paragonato a quello che stanno facendo iN's o Eurospin, ovvero niente, non ti sembra ancora più d'impatto come cifra?

In ogni caso ti ringrazio molto della domanda, dobbiamo sempre tenere in mente le potenziali critiche ed essere pronti a controbatterle, quindi mi stai dando la possibilità di fare un esercizio utilissimo :) Fortunatamente in questo caso la possibile obiezione non ci spaventa affatto, visto che non sta in piedi agli occhi di chiunque ragioni in modo logico. Poi i contestatori ci saranno sempre, quelli che non vogliono ascoltare né capire, ma figurati: ci siamo decisamente abituati!

Aggiornamento felice 28.09.2017:

iN's Mercato, nella sua pagina Facebook, annuncia:

In's Mercato comunica ufficialmente che, a partire DAL 1° NOVEMBRE 2017, le uova provenienti da allevamenti in gabbia non saranno più presenti nei punti vendita. Qui il comunicato ufficiale: http://bit.ly/2xHNAVz

Era ora. 

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